Mercoledì l'Opec deciderà di quanto tagliare la produzione di greggio ritenendo insoddisfacente l'attuale quotazione di 45-47 dollari il barile. Tutti prevedono misure forti e il mercato, in queste ultime giornate, ha anticipato l'intervento puntando su una ripresa dei corsi dell'oro nero. Mai così volatile (vedi grafico dell'ultimo quinquennio) tanto da passare da quasi 150 dollari dell'estate scorsa ai poco più dei 40 dei giorni scorsi. Pochi avevano previsto escursioni così vistose.
Anzi il petrolio poteva essere un ancoraggio, pur con una quota minima degli investimenti, nell'incertezza generale. E anche per i prossimi due anni (vedi commento a fianco) gli analisti sono molto incerti su quello che sarà il livello medio dei prezzi, tutti convinti però che il petrolio andrà spesso e volentieri sulle montagne russe. Ma che cosa accadrà nelle prossime settimane e con che riflesso sui mercati azionari?
L'idea generale è che, ad Oran (Algeria), i leader del cartello opteranno per misure forti. Con loro la Russia, altro grande produttore ed esportatore, che è pronto – come ha detto il presidente Dmitri Medvedev – a confluire nell'organizzazione dei Paesi che contano.
Vecchi e nuovi attori dell'Opec (costituita nel 1960 per concordare le mosse su produzione e vendita) dovranno tener presente che molte aree industriali stanno andando in recessione e che dal neopresidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è arrivato un invito a ridurre la dipendenza energetica e a sviluppare nel tempo altre fonti.
«Nei prossimi giorni – dice Alessandro Fugnoli, strategist di Abaxbank (gruppo Credem) – è possibile che l'Opec, sulla spinta dell'Arabia Saudita (che è il soggetto forte del mercato) decida di tagliare la produzione in modo da riportare i livelli di prezzo intorno ai 50 dollari a fine anno. In periodi di deflazione una misura di questo genere, al contrario di quello che si può immaginare, non è necessariamente un male. Può ridare fiato ai titoli petroliferi che, qualche volta, riescono trascinare tutto il resto del mercato e perfino quelli dell'auto».
Nella pagina a fianco si possono valutare le opportunità di investimento in titoli conosciuti e che hanno beneficiato del caro-petrolio. Tenendo presente che le fiammate del greggio (al netto dell'effetto valuta sul dollaro finora molto debole) possono mettere in difficoltà diversi comparti e nei casi peggiori possono contribuire a surriscaldare i prezzi. I tassi si stanno muovendo in senso opposto per cercare di ridare liquidità all'economia e ai mercati. Un rialzo generalizzato dei prezzi non è alle porte.
Per il risparmiatore l'investimento indiretto nel barile (in verità sui future, non sui 159 litri del riferimento fisico) è possibile utilizzando fondi comuni su materie prime o, se si concentra l'attenzione sul greggio, attraverso gli Etc (gli Etf delle commodities) che consentono di prendere posizione e replicare indici sottostanti a condizioni di costi e trasparenza accettabili (vedi servizio nella pagina a fianco). Tenendo presente che il mercato è molto complesso e risente di equilibri geopolitici, se non addirittura militari, che possono provocare brusche variazioni.
Gran parte del gioco è in mano all'Arabia Saudita che è il maggior esportatore mondiale e che sembra determinata a mostrare mercoledì tutta la leadership che occorre nei momenti di crisi.
